L’elaborazione dei dati dell’export agroalimentare italiano degli ultimi 10 anni, fatto su dati Istat da parte della Coldiretti, rende felice l’Italia. I numeri sono molto interessanti per tutto il comparto, con un aumento costante che ha portato quasi al raddoppio nel corso del decennio.

L’analisi della Coldiretti mette in evidenza come un prodotto italiano ogni cinque di quelli esportati sia classificato “DOC“, e che la spinta verso l’alto delle nostre esportazioni non sia solo dovuta ai tipici prodotti tradizionali italiani, ma anche a delle “new entry” come possono essere la birra e il caviale.

Il prodotto trainante è naturalmente il vino, che con i suoi 5,4 miliardi di euro di esportazioni in un anno, è al primo posto, e nel corso del decennio ha visto i numeri di vendita crescere dell’80%. Subito dopo il vino, con solo 1 miliardo meno di valore di vendita, si posiziona l’ortofrutta, altro settore molto cresciuto, con il suo +55%.

Terza posizione, sul gradino più basso del podio, per la pasta, altro prodotto che fa venire subito in mente l’Italia, che con una crescita di circa l’82% nel decennio, ha toccato i 2,4 miliardi. Grande successo, con una crescita che rasenta il 95%, per i formaggi, che mettono a segno un totale di vendite pari a 2,3 miliardi.

L’ottima performance complessiva del settore agroalimentare è confermata da Olio d’oliva e salumi, due prodotti che vanno di pari passo con un volume di vendita di 1,4 miliardi di euro. Birra e caviale, ultimi arrivati tra i prodotti in esportazione, iniziano ad avere numeri importanti, tenuto conto che entrambi hanno fatto registrare un aumento che supera il 200% e che la birra viene esportata anche in Germania e il caviale in Russia.

Per concludere, anche il settore dei funghi si è comportato in maniera egregia sia per quanto riguarda le esportazioni di prodotti freschi che lavorati.

Le analisi effettuate dalla Coldiretti

Le analisi di Coldiretti mettono anche in evidenza che circa i 2/3 dei prodotti sono esportati in Paesi dell’Unione Europea e 1/3 verso gli altri Paesi del mondo, tra i quali il mercato più interessante rimane quello degli Stati Uniti, con un aumento del 71%.

Un risultato complessivo ottimo, che potrebbe ancora essere migliorato, secondo Coldiretti, se si riuscisse ad eliminare il problema rappresentato dalla “agropirateria” internazionale, che sottrae all’export italiano circa 60 miliardi di euro di fatturato, utilizzando in maniera impropria e fraudolenta delle denominazioni, immagini, ricette e località che richiamano il nostro Paese, per dei prodotti chiaramente “tarocchi”.

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